In principio furono avvistati i Gatti galeotti, simpatici micioni stilizzati (a strisce) comparsi sulle t-shirt e sulle shopper in vendita in alcune librerie della città. Poi, l’idea di coinvolgere le detenute in un lavoro sartoriale sempre più sofisticato ha portato alla nascita della Sartoria San Vittore. È il 2010 e l’esperienza positiva della Cooperativa Alice, che dal 1992 dà a tante carcerate la possibilità di imparare un mestiere in vista di un effettivo reinserimento sociale e lavorativo, è pronta a fare un salto di qualità. Il know how e la grande sensibilità di Luisa Della Morte, presidente della cooperativa e responsabile della formazione, si è fuso così con il talento di Rosita Onofri, stilista professionista, prima per Krizia e poi per il francese Stephan Janson, dando vita a una collezione disegnata e realizzata fianco a fianco con le detenute, unica al mondo.
Dal 2014, la sede del laboratorio (nella piccola traversa di corso Genova) coincide con quella dell’unico punto vendita monomarca esistente con tutta la collezione in corso disponibile. Un’occasione unica per toccare con mano, provare e conoscere l’enorme lavoro di alta sartoria (30 modelli esclusivi per ogni collezione) frutto del lavoro delle 25 donne coinvolte nel progetto, detenute che sono al tempo stesso socie e dipendenti della Cooperativa Alice, una realtà variegata che, tra le altre cose si è specializzata, ironia della sorte, nella realizzazione di toghe per magistrati e avvocati.
Ogni anno la presentazione della nuova collezione della sartoria, così come quella della linea per le spose, culmina in una vera sfilata all’interno di uno dei due istituti penitenziari coinvolti nella produzione dei capi: San Vittore e Bollate. Un’emozione che supera qualsiasi aspettativa e che conferma Milano non solo capitale della moda internazionale, ma anche di quella etica.
Per saperne di più: www.sartoriasanvittore.com
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